Giuseppe Rossi, Autore presso Adriatic Crypto Hub https://adriaticrypto.org/author/gius/ Fri, 09 Nov 2018 18:35:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.1 https://adriaticrypto.org/wp-content/uploads/2017/12/cropped-favicon4-1-150x150.gif Giuseppe Rossi, Autore presso Adriatic Crypto Hub https://adriaticrypto.org/author/gius/ 32 32 La Blockchain e le soluzioni per i flussi migratori https://adriaticrypto.org/la-blockchain-e-le-soluzioni-per-i-flussi-migratori/ https://adriaticrypto.org/la-blockchain-e-le-soluzioni-per-i-flussi-migratori/#respond Fri, 09 Nov 2018 09:15:50 +0000 https://adriaticrypto.org/?p=2846 Tra le varie e possibili applicazioni delle potenzialità della blockchain arriva un interessante prospettiva per la gestione di un problema che fa discutere molto di questi tempi, soprattutto nel nostro Paese, tema caldo su cui si sono basate le scorse elezioni: l’immigrazione. Andiamo dunque a capire come questo strumento possa in qualche modo aiutare a controllare, il fenomeno dei flussi immigratori clandestini.

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Tra le varie e possibili applicazioni delle potenzialità della blockchain arriva un interessante prospettiva per la gestione di un problema che fa discutere molto di questi tempi, soprattutto nel nostro Paese, tema caldo su cui si sono basate le scorse elezioni: l’immigrazione. Andiamo dunque a capire come questo strumento possa in qualche modo aiutare a controllare, il fenomeno dei flussi immigratori clandestini.

La radice del problema dell’immigrazione clandestina

Sappiamo che l’immigrazione clandestina trova il suo più grande problema nella mancata possibilità di identificare le generalità dei migranti che per questo motivo vengono definiti clandestini.

Non sapere quindi le generalità di queste persone rende difficile lo “smistamento” dei flussi per capire chi ad esempio può definirsi un rifugiato di guerra (o politico che dir si voglia) a differenza di chi non è scappato da nessuna situazione che ne condizionava la propria sopravvivenza, come il non avere possibilità lavorative nel proprio luogo di nascita.

Questa mancanza d’identificazione, a prescindere dalla legiferazione politica che non intendiamo commentare in questa articolo , rende tutto molto più complicato per chi deve accogliere o rimpatriare queste persone.

La blockchain per un identità digitale

Il progetto Building Blocks del World Food Programme è già realtà in Giordania.

In questa nazione il sistema ha registrato diversi rifugiati attraverso la loro retina dell’occhio, e parliamo di un intero campo profughi che ospita oltre 75mila persone e bene presto verrà adottata per identificare tutti gli oltre 500mila profughi dislocati nel territorio giordano.

Attraverso di essa ogni rifugiato ha un suo documento digitale che riporta le generalità di quest’ultimo ed associa ad esso un wallet che gli consente di fare acquisti in un supermercato del World Food Programme, pagando semplicemente con il riconoscimento visivo, un sistema denominato appunto “eye-pay”.

Questo oltre a portare diversi vantaggi legati all’identificazione della persona, ha permesso anche di abbattere del 98% i costi delle tasse legate alle transazioni bancarie per la gestione degli aiuti umanitari, essendo basato su rete Ethereum.

Tornando quindi al fenomeno dell’immigrazione clandestina, è possibile arginarlo e controllarlo proprio grazie a strumenti come questo che eliminano ogni tipo di documento cartaceo e salvano tutto sul grande database decentralizzato ed immutabile che è la blockchain di Ethereum, pronto per essere interpellato, ad esempio, alla frontiera con una semplice scansione della retina.

Il caso finlandese

La Finlandia sta provando a sfruttarne le potenzialità anche nel complicato ambito della gestione dei rifugiati che non dispongano di conti bancari o di altri tipi di legami col mondo finanziario. La Technology Review del Mit ha raccontato come il servizio per l’immigrazione finnico abbia distribuito ai rifugiati delle carte Mastercard prepagate per due anni invece di denaro contante, collaborando con la startup di Helsinki Moni, guidata dal Ceo Antti Pennanen.

Il punto è che quella rete di carte è garantita dalla Blockchain. Ciascuno di quei rifugiati ha infatti un’identità digitale. Dunque la carta Moni funziona sia da conto corrente (ci si possono ricevere depositi) che come strumento per pagare acquisti o bollette. Ma soprattutto, grazie al possesso della carta e all’identità digitale registrata su una serie di blockchain pubbliche, si fa un significativo salto in avanti nell’inclusione sociale. Che passa anche da una situazione finanziaria decente e semplice da stabilire e al contempo sicura per le casse pubbliche. Anche perché la startup monitora l’uso di quelle carte e riferisce alle istituzioni che se ne occupano.

Nel dettaglio, ogni carta è dotata di un numero identificativo univoco memorizzato nella Blockchain. In virtù di come funziona quella catena di blocchi, non c’è bisogno di ulteriori verifiche, magari delle istituzioni finanziarie. Zero burocrazia. Il rifugiato ha un’identità legata a quella carta e gli estremi per usarla sono associati solo a quell’identità garantita dalla rete. Così come tutte le operazioni. Fra l’altro Moni è in versione beta pubblica in Finlandia e sarà presto lanciata in Europa a 2 euro al mese.

Conclusione

Come abbiamo visto ci sono già applicativi di successo nel mondo e altri sono in fase di studio. E’ lecito chiedersi se saremo intelligenti e lungimiranti nell’utilizzare questa tecnologia anche per risolvere o quantomeno gestire in maniera migliore temi sociali a cui non ci si può sottrarre più oggigiorno.

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La musica apre alla Blockchain https://adriaticrypto.org/la-musica-apre-alla-blockchain/ https://adriaticrypto.org/la-musica-apre-alla-blockchain/#respond Fri, 28 Sep 2018 10:13:58 +0000 https://adriaticrypto.org/?p=2742 I musicisti stanno valutando la blockchain come un “ enorme foglio di calcolo nel cielo” che potrebbe aiutarli a riprendere il controllo del mercato musicale. La musicista Imogen Heap ha ...

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mycelia imogen heapI musicisti stanno valutando la blockchain come un “ enorme foglio di calcolo nel cielo” che potrebbe aiutarli a riprendere il controllo del mercato musicale.

La musicista Imogen Heap ha presentato direttamente in un evento dalla sua residenza gli sviluppi del progetto Mycelia, che ha come obiettivo quello di utilizzare la blockchain per risolvere i problemi di lunga data dell’industria musicale.
“ Potremmo subire danni maggiori che con Napster con l’avvento della blockchain. Se non troviamo soluzioni, lo farà qualcun altro, e non saranno alle nostre condizioni.”
Perché circa 200 ospiti tra musicisti e imprenditori – dal CEO della British Phonographic Industry (BPI) ai fondatori di startup come TheWaveVR, Jaak e Blockpool – sono accorsi ad ascoltare attentamente le prospettive del progetto Mycelia?
Rispetto e credibilità soprattutto. Heap è stata una sostenitrice della tecnologia blockchain nel mondo della musica dal 2015, quando ha pubblicato una canzone chiamata “Tiny Human” con la startup Ujo Music. I fan potevano scegliere di pagare la canzone usando la moneta Ether; uno smart contract divide automaticamente i ricavi tra Heap e i suoi collaboratori.
Il progetto ha ricevuto una forte copertura mediatica, ma anche qualche critica per il complicato processo di acquisto. Heap l’ha visto più come un esperimento – qualcosa da cui lei e gli altri potevano imparare.
“ L’industria musicale non ha veramente ridefinito se stessa o cambiato i suoi modelli di business in 100 anni, ma qui abbiamo una struttura completamente nuova con cui lavorare”, dice Heap ora.

La prima area di rottura radicale è con le etichette discografiche: startup come Ujo vogliono aiutare gli artisti a vendere la loro musica direttamente ai fan (idealmente utilizzando la moneta criptata) con contratti che dividono e pagano immediatamente le royalties, e senza bisogno di intermediari tradizionali come etichette, editori o società di gestione collettiva.

Un ulteriore sviluppo di ciò sono i musicisti che coniano le loro criptovalute. L’artista Gramatik ha recentemente creato il gettone GRMTK e ha raccolto poco meno di 2,5 milioni di dollari rilasciandone il 25% per i fan e la comunità di cripto da comprare. Chiunque abbia dei gettoni GRMTK riceverà una quota delle sue royalties.

Una seconda area di sviluppo è l’idea di ovviare alla mancanza di un unico database globale che riunisce le informazioni provenienti dagli aspetti di registrazione e pubblicazione dell’industria musicale.
Grosso problema? Enorme. Immaginate una registrazione di una canzone che viene trasmessa in streaming su un servizio come Spotify. Chi ha scritto quella canzone? Chi sono gli editori che raccolgono i soldi per il cantautore? Se si tratta di più cantautori, come si dividono le royalties tra loro?
L’ultima volta che l’industria musicale ha cercato di creare un “database globale del repertorio” per rispondere a queste domande, il progetto è crollato nel 2014 dopo 8 milioni di sterline di spesa e molte discussioni tra i numerosi partner del progetto.
Tre anni dopo,entra in gioco la blockchain – almeno secondo startup come Dot Blockchain, Jaak e Blokur, che si stanno concentrando su questo problema.
“Vediamo una possibilità reale di utilizzo della blockchain nell’industria musicale come abbastanza semplice: Abbiamo bisogno di un posto per mettere tutte le informazioni sui diritti”, ha detto Vaughn McKenzie, CEO di Jaak, durante l’evento Slush Music.

” Molte organizzazioni che hanno una gran quantità di dati, non stanno realmente parlando tra loro, e i loro sistemi non stanno realmente parlando tra loro”, ha detto Emma McIntyre di Blokur allo stesso evento. “La natura stessa della blockchain permette di sincronizzare tutti quei database, e questo, per noi, è come esprime il suo reale valore”.

Anche Mycelia si è inserita in questo mondo. Al suo evento, Heap svela una cosa chiamata passaporto creativo, che i musicisti popoleranno con tutti i loro dati , dagli split di songwriting ai permessi di remixing .
“Se sei un artista, vuoi una connessione diretta tra te stesso e chiunque voglia fare affari con te o con le tue canzoni”, dice Heap. “Nessuno dovrebbe possedere i dati tranne noi, perché li generiamo”.
Heap e il suo team sono partiti per un tour a marchio Mycelia nel 2018: un festival musicale e tecnologico di tre giorni che ha visitato circa 45 città nel corso dell’anno. Mentre l’iscrizione di musicisti locali per i passaporti creativi è un obiettivo chiave, Heap spera di riuscire a convincere anche altri artisti, startup, servizi musicali e singoli sviluppatori per altri tipi di collaborazione creativa.

Ma lo scetticismo negli addetti ai lavori permane, sia tra chi non conosce la tecnologia blockchain sia tra chi la conosce ma non la ritiene la soluzione ai problemi nel campo artistico-musicale.
C’è però un consenso abbastanza ampio sul tentativo di sperimentare queste nuove opportunità e la chiusura verso questa novità è sempre più labile.
In questo contesto, il passaporto creativo di Mycelia, così come la partnership di Blockpool con Björk per dare ai fan la valuta criptata, l’ICO di Gramatik, la coalizione di partnership industriali di Dot Blockchain e i negozi online su modello smart contract per musicisti di Ujo, hanno tutti un ruolo da svolgere.
“È una grande visione. Potrebbe non accadere tutto esattamente come lo sto presentando. Ma se non sogniamo, non succederà nulla”, dice Heap.
La musicista Zoe Keating suggerisce che la blockchain – a differenza di alcuni precedenti cambiamenti tecnologici per l’industria musicale – potrebbe essere incentrata sull’artista fin dall’inizio.
“E’ un’occasione per non far costruire l’architettura del futuro musicale da aziende che vogliono solo ottimizzarla per i loro profitti”.

 

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La prima Università decentralizzata https://adriaticrypto.org/la-prima-universita-decentralizzata/ https://adriaticrypto.org/la-prima-universita-decentralizzata/#respond Fri, 15 Jun 2018 09:14:51 +0000 https://adriaticrypto.org/?p=2367 Un gruppo di professori di Oxford ha avviato il progetto Woolf Development per creare la prima università impostata sulla tecnologia blockchain. Secondo il team di accademici dietro il progetto , ...

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Un gruppo di professori di Oxford ha avviato il progetto Woolf Development per creare la prima università impostata sulla tecnologia blockchain.

Secondo il team di accademici dietro il progetto , guidato da Joshua Broggi della Facoltà di Filosofia di Oxford, i contratti blockchain tech e smart possono aiutare a democratizzare la struttura tradizionale dell’istruzione superiore.

La “blockchain university” proposta adotterà il tradizionale corso Oxbridge e la struttura collegiale, concentrandosi su moduli individuali di tutoraggio che saranno disponibili per gli studenti sia on-line che off-line. Il design del progetto è “geograficamente agnostico”, utilizzando le parole dello stesso Broggi, dando la priorità a una comunità accademica “senza confini” rispetto ai legami locali o nazionali.

Il white paper di Woolf suggerisce che un’università a catena di blocchi può affrontare molti dei problemi che attualmente affliggono le università di tutto il mondo, tra cui le tasse scolastiche elevate per gli studenti, la burocrazia ingombrante e costi amministrativi, e precari e sottopagati posti di insegnamento accademico.

Come sottolinea il white paper, l’immutabilità della catena dei blocchi può funzionare per impedire agli studenti di falsificare i loro documenti accademici, con contratti  che automatizzano la partecipazione degli studenti, i crediti e le richieste di documenti universitari.

Il primo college di Woolf, Ambrose, sarà lanciato nell’autunno del 2018. Le tasse proposte sono fissate a 400 USD per tutorial, o 19.200 USD all’anno prima che vengono vagliate delle borse di studio.

 

Caratterizzando il loro progetto come un “Airbnb di corsi di laurea” per gli studenti e una “comunità decentralizzata, non-profit, democratica” per i tutor, gli accademici sottolineano che la blockchain è la tecnologia chiave che “fornisce la stabilità contrattuale necessaria per completare un corso completo di studio”.

 

Un token WOOLF , completamente pre-minato e conforme a ERC20, sarà utilizzato per funzioni quali la retribuzione del corpo docente, il bilancio dell’università, gli sviluppi di progetti e la votazione sulla governance della piattaforma.

 

La Blockchain ha già avuto un impatto significativo sui contenuti, se non ancora sulla struttura, dell’istruzione superiore, con molte delle principali università internazionali che offrono corsi relativi a blockchain, smart contract e crypto-currency. Istituzioni come l’Università di Cambridge hanno condotto importanti ricerche nel campo della criptofinanza e l’Università svizzera di Lucerna accetta anche il pagamento delle tasse d’iscrizione in Bitcoin.

Sito del progetto https://woolf.university/#/

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